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3 marzo 2011

Sono tre le principali aree in cui le tecnologie possono migliorare le condizioni dei disabili: nella prevenzione di malformazioni genetiche, nella riabilitazione e nel raggiungimento della piena inclusione sociale. Le cosiddette tecnologie assistive possono, infatti, compensare specifiche disabilità, innate o acquisite, e sono ampiamente utilizzate come uno strumento riabilitativo e di compensazione delle abilità residue.
I computer, fin dalla loro comparsa, sono state macchine versatili e capaci di adattarsi a specifiche esigenze. Superfluo sottolineare il cambiamento prodotto nella qualità della vita di molte persone disabili che molto spesso hanno solo bisogno di strumenti adatti per sopperire ad un deficit.
Se queste persone hanno ausili adeguati per superare il loro deficit, usare un computer diventa facile; anzi, con il PC si vengono a dissolvere le barriere di esclusione e di differenziazione che si formano intorno ai disabili.
L’avvento del personal computer ha dato ad ognuno la modalità più giusta per le proprie possibilità per accedere ad uno strumento che ha rappresentato un salto in avanti nella scuola, nel lavoro, nel tempo libero e, in generale, nell’accesso all’informazione e alla cultura.
Ormai da più di quindici anni si creano diversi tipi di ausili, hardware o software, capaci di fornire aiuto sia nel campo riabilitativo sia nell’accesso al computer. All’inizio gli ausili erano semplici realizzazioni che lasciavano sperare nel futuro ma che non risolvevano definitivamente i problemi; oggi, gli ausili sono diventati apparecchiature o programmi sofisticati, in grado di risolvere con successo anche i problemi delle persone con gravi difficoltà.
Ci sono, ad esempio, ausili in grado di controllare un intero appartamento – luci, televisione, porte, finestre o altro – e che permettono a disabili motori gravi di gestire autonomamente, in modo intelligente, la propria casa. Altri che consentono a persone non vedenti o ipovedenti una notevole autonomia nella gestione di un PC, mettendole in grado di utilizzare i programmi oggi più diffusi.
Una distinzione importante va fatta tra l’uso dell’elaboratore per la disabilità prevalentemente fisico/sensoriale e per quello che, genericamente, viene definito come ritardo mentale o disabilità intellettiva.
Nel caso di disabilità fisico/sensoriale il computer è un ausilio che consente di svolgere alcune funzioni che altrimenti sarebbero precluse, è uno strumento per migliorare l’accessibilità e aumentare l’autonomia.
In situazioni di ritardo mentale, è invece chi assiste il disabile che deve servirsi dell’ausilio per interagire con lui (strumento di riabilitazione). Per far questo egli deve essere in grado di gestire e adattare l’ausilio al proprio progetto: obiettivi, contenuti, linguaggio, tempi e verifiche. In tale situazione diventa essenziale la scelta del software e delle modalità di utilizzo.
Ho fatto delle ricerche riguardo questo argomento dopo aver letto un commento in un altro blog e che ho trovato subito interessante...

1 marzo 2011

riflessione

L’uomo ha cambiato nel tempo il suo modo di comunicare e oggi, attraverso l’impiego di tecnologie sempre più avanzate, può restare in contatto con tutto il mondo senza spostarsi dalla sua scrivania. Strumenti come pc, iPod, cellulari o qualsiasi altra forma, però possono creare una sorta di dipendenza. Spesso non si riesce ad uscire di casa senza il proprio telefonino o senza l’iPod o il pc, non si riesce a far nulla senza essere sicuri che sia vicino o a pochi centimetri di distanza. Questo è l’effetto che la tecnologia ha sui giovani,ma sull’infanzia di oggi ne avrà uno ancora più incredibile. Infatti i bambini a cinque o sei anni sono già in grado di adoperare un computer per navigare in internet. Il rischio maggiore è però che ci si accontenti di rapporti superficiali e non di vere amicizie basate sulla conoscenza diretta tra le persone.
Ai genitori resta il compito di sorvegliare i bambini per evitare spiacevoli inconvenienti come abbonamenti a servizi che poi si rivelano truffe o acquisti futili e costosi. Sarebbe poco ragionevole privare i bambini e i ragazzi della tecnologia perché, vivendo in un’epoca così avanzata in qualsiasi campo, è necessario conoscerla e sfruttarla al meglio nelle sue applicazioni utili, prima fra tutte la possibilità di essere informati in tempo reale sugli avvenimenti e sulle vicende mondiali.

16 febbraio 2011

curiosità

Da una recente ricerca è sorto che nell’era dei social network - Facebook in primis – l’attività più diffusa sia il gioco (83%), seguito dalla consultazione di siti (73%) e dallo studio (71%).
Tra le attività meno comuni spunta a sorpresa il download (legale e non), anche se oltre la metà degli intervistati ha ammesso di scaricare abitualmente musica e film dal web. La quasi totalità del campione si collega da casa, mentre le connessioni mobili, soprattutto dai cellulari, sono al 17%.
Un tema che sicuramente interessa molto e che abbiamo già più volte trattato anche noi è quello riguardante la sicurezza in rete dei baby internauti. Secondo il responsabile per la sicurezza di Symantec, “i genitori si preoccupano per i molestatori, ma sembrano trascurare alcune minacce anche più diffuse, come il cyber-bullismo. La soluzione si trova in parte nella tecnologia, ma soprattutto nel comportamento corretto e responsabile in famiglia. Il modo più efficace per garantire la sicurezza online dei propri figli è mantenere un dialogo costante con loro”.

Su questo fronte i giovani italiani paiono essere particolarmente responsabili. Nonostante le paure derivanti dall’impossibilità di un pieno controllo – divulgazione di dati personali e interazioni con sconosciuti, i maggiori timori – i genitori del nostro paese sono i meno oppressivi al mondo. Nel 65% dei casi – ha rilevato la ricerca -  paiono lasciare i propri figli liberi di navigare, tanto che il 95% di loro ha sviluppato una piena autonomi. I nostri teenager,insomma, sono ben informati in fatto di cyber-protezione.

11 febbraio 2011

tecnologia e bambini binomio corretto??

L'affinità dei bambini con la tecnologia non è sorprendente: nascendo in un ambiente fatto di immagini in movimento, di stimoli visivi e telecomandi, è piuttosto facile capire istintivamente che si possono dare ordini ad una macchina cliccando sul mouse.
Il problema più grande è un altro: come utilizzare i nuovi media all'interno di un processo d'apprendimento veramente costruttivo per i più piccoli? Gli esperti di didattica ne discutono da quando si è capito che in una società regolata sotto molti aspetti dal computer, questo non può rimanere fuori dalla scuola. Oggi però dagli Stati Uniti associazioni come Alliance for Childood e l'Accademia nazionale di pediatria sollevano qualche dubbio circa l'opportunità di usare a tutti i costi il computer nei programmi della scuola elementare: la troppa familiarità con i mezzi informatici può rappresentare un pericolo per i bambini che poi navigano su Internet senza controllo. Mancano inoltre ricerche specifiche sull'impatto del computer nello sviluppo del processo cognitivo nell'età evolutiva

9 febbraio 2011

il disegno

Tutti i bambini amano disegnare, sopratutto in certi momenti della giornata.
Molto spesso, infatti, il disegno e' divertimento, e' un gioco che si alterna ad altri. Si tratta di un gioco tranquillo, che si puo' fare da soli o con pochi compagni, e che, come tutti gli altri giochi, viene fatto con la serieta' e con l'impegno che contraddistinguono tutte le attivita' infantili. Possiamo distinguere, a gradi linee indicativamente, alcune fasi di sviluppo del disegno, in linea alle fasi dello sviluppo psicomotorio.
Il piccolo prende una matita e, per caso o per imitazione, traccia il primo segno: ciò che gli dà soddisfazione e cerca di ripetere il gesto. Il bambino sarà contemporaneamente stupito della linea che è scaturita della punta della matita, ma anche entusiasmato dal piacere provato nell'eseguire il movimento che ha prodotto il segno. Dopo circa sei - sette mesi, quindi verso i vent'uno / ventidue mesi, l'attività istintiva del bambino si sfuma per lasciare emergere un timida intenzionalità, nel senso che il piccolo è in grado di coordinare meglio le sue capacità visive con quelle motorie, e quindi saprà orientare con più scaltrezza il suo movimento per produrre determinati segni.
In questi mesi il bambino sarà interessato a produrre linee orizzontali, verticali e circolari: V. Lowenfeld e W. L. Brittain definiscono questa fase dello "SCARABOCCHIO CONTROLLATO".
Intorno ai tre anni e mezzo, con l'arricchirsi dell'esperienza del bambino e del suo mondo interno rappresentativo, emergono timidamente i primi abbozzi della "FIGURA UMANA".
Inizialmente sarà una forma rotonda con due linee orizzontali al posto delle braccia, quindi la testa e le gambe,chiamata figura a girino;infine compariranno dei segni per caratterizzare il viso. Questi ultimi saranno indistintamente posti dentro o fuori dal cerchio "viso" e solo diversi mesi dopo troveranno una collocazione esatta.


Il disegno ora è come una fotografia dell'investimento affettivo del bambino, del suo modo di vedere la realtà, la quale spesso non combacia con la realtà oggettiva quindi il disegno è strettamente legato allo sviluppo affettivo, intellettivo e sociale del bambino. Ad esempio se un bambino disegna a cinque anni ancora l'omino come un "girino" ciò deve destare particolare interesse perché potrebbe indicare o un ritardo nell'acquisizione dello schema corporeo e/o problematiche affettivo relazionali, quindi la produzione grafica svela a che stadio di sviluppo il bambino si trova.
Verso i sei anni, il bambino inizia ad essere interessato anche al mondo naturale e quindi si esperimenta nel rappresentare il PAESAGGIO. Lo sforzo che egli deve compiere in questa tappa è quello di adattare ed elaborare dei nuovi segni adeguati alla sua rappresentazione. Come per la figura umana, anche per il paesaggio c'è inizialmente la ripetizione della stessa immagine per possederla in maniera certa, poi avviene il suo continuo arricchimento.













Per quanto riguarda il disegno con le tempere il rapporto è molto diverso dal mio punto di vista. Al nido facendo vari laboratori di pittura sembra che alcuni bambini abbiano paura della tempera, invece con i pennarelli hano un rapporto più amichevole. Una dada,nella mia sezione, mi ha spiegato che dipende proprio da bambino a bambino ma ce ne sono alcuni che hanno proprio paura e piangono usando le tempere.

8 febbraio 2011

tirocinio=)

il tirocinio è proprio una cosa meravigliosa....ti alzi la mattina e sai che ti aspettano tanti bambini sorridenti che hanno bisogno di te e del tuo aiuto...è proprio stimolante e almeno mi accorgo di aver fatto la scelta giusta

5 febbraio 2011

oggi è sabato finalmente=)bèè di questa giornata mi piacciono taaaante cose...il poter dormire, il rilassarsi in giornate belle e soleggiate come quella di oggi,e il poter guardare insieme alla nonna la prova del cuoco con i bimbi piccoli e taaaaaanti dolci=) bè amo i bambini amo il mangiare perciò dovevo parlare di questo binomio insieme : per i bimbi tutto è divertimento e scoperta, e può essere divertente concedere loro tempo per
scoprire insieme i cibi e l’attività del cucinare. Il cucinare può trasformarsi in un bellissimo gioco
che permette di fare interessanti scoperte, di acquistare competenze logiche e manuali, di condividere un progetto anche con i propri genitori. In cucina si possono usare tutti i sensi, e
quindi toccare, osservare, annusare, assaggiare, ascoltare;per loro entrare in cucina è
sinonimo di mettersi alla prova.”Posso provare?Voglio fare io!", e la guida e la compagnia degli adulti sono il contesto ideale per scoprire il piacere di rendersi utili, per fare qualcosa di importante con i nostri bambini. Stimolare la fantasia dei piccoli e mettere alla prova la loro curiosità. Gli alimenti sono “giocattoli” molto versatili e si può puntare sulle loro diverse caratteristiche scegliendo le più adatte in base all’età. Da questo punto di vista i cibi vengono in aiuto grazie alle forme, i colori, alle possibili modalità di presentazione. Oppure si può iniziare a raccontare una storia, giocare ai “viaggiatori”, scoprendo insieme i piatti di altre
nazionalità, educando il loro gusto e stimolando la capacità di comprendere gli altri.
In cucina possiamo trovare molti spunti per inventare giochi nuovi e divertenti da proporre ai nostri
bambini quando invitiamo i loro amici o durante le feste.
Penso che questo blog serva a descrivere noi stessi in base a quello che amiamo dei bambini e che stiamo studiando insieme...quindi dopo aver inserito la spiegazione sul sorriso(che è la cosa che mi riesce meglio) ho aggiunto questa che bè me la cavo anche con il mangiare=) eheheheh buon fine settimana a tutti
 
 

4 febbraio 2011

il sorriso

"le mille bolle arancio" bè allora come si fa a non iniziare con un post che mette allegria come il sorriso di un bambino e come si sviluppa=)
Il sorriso si presenta spontaneamente in tutti i bambini, non viene dunque appreso per imitazione. Nasce come reazione fisiologica per poi diventare una espressione con intenti comunicativi. In questo senso il sorriso può essere considerato un comportamento tipico e distintivo della specie umana nei confronti delle altre specie animali.
Nei neonati, quello che sembra un sorriso è un semplice stiramento delle labbra. Esso si osserva soprattutto durante il sonno ed è la conseguenza di stimoli dell'attività del sistema nervoso, o da stimoli rumorosi esterni, ad esempio la voce di una persona. [2]
Verso la quinta settimana di vita del bambino, il sorriso viene provocato alla visione di un volto umano, ancora non ben definito e quindi ancora non riconosciuto dal bambino. Questo viene considerato il primo sorriso sociale. Allo stiramento della labbra si aggiunge lo strizzamento degli occhi.
Dal quarto mese, il sorriso acquista un'ulteriore maturazione, diventando non più o non solo una semplice reazione ad uno stimolo, ma una vera e propria espressione dell'individuo. Durante la conoscenza dell'ambiente e il riconoscimento degli oggetti, del proprio corpo e delle altre persone, il bambino utilizza sempre più il sorriso come linguaggio, rivolgendosi prima agli oggetti che ha intorno, come ad esempio le proprie mani, e poi alle altre persone, diventando a tutti gli effetti uno dei primi strumenti comunicativi. Anche l'espressione in sé ormai non coinvolge più solo la bocca ma tutto il volto.
Dopo i sei mesi, il sorriso diventa definitivamente una forma di socializzazione.